Eccoci ad una nuova settimana verde. Dopo l’Alta via n.2 delle Dolomiti nel 2013 e la n.1 nel 2014, quest’anno abbiamo fatto un grande anello: il TMR, il Tour del Monte Rosa. Partiti da Alagna domenica 2 agosto, vi abbiamo fatto ritorno domenica 9 agosto 2015. Siamo stati molto fortunati perché il tempo è stato sempre molto bello tranne l’ultimo giorno dove siamo stati costretti a prendere la funivia perché diluviava.
Ecco la salita per antica mulattiera che sale da Alagna al passo del Turlo a 2731 metri e poi discende su Macugnaga con uno bellissimo zig-zag. Questa prima tappa è risultata essere la più lunga, in tutto ci abbiamo messo 12 ore comprese le soste. Essendo partiti al mattino presto da Lecco la giornata è stata decisamente lunga. Se poi consideriamo che lo zaino più leggero pesava 11 kg… Siamo partiti in 7: Laura, Giuliana, Luisa, Tonino, Roberto, Rosi ed io e tutti abbiamo raggiunto Macugnaga dove ci aspettavano Giorgio e Gilberto.
Lunedì mattina con cielo terso da Macugnaga siamo saliti al rifugio Oberto, Tonino e Rosi sono saliti in funivia e ci hanno portato una buonissima anguria! Non è da tutti un’anguria a quasi 3000 metri! Ma la giornata era molto calda e l’anguria molto gradita.
La vista dal rifugio era spettacolare, straordinarie vedute sulla parete est del Monte Rosa e lassù si vede anche la capanna Margherita.
Poco sopra il rifugio si arriva al Passo di Monte Moro a 2870 metri che fa da confine con la Svizzera e laggiù vediamo il lago artificiale di Mattmark. Molti operai italiani hanno costruito questa diga e purtroppo sono morti a causa di una frana di sassi e ghiaccio che si è staccata da una parete adiacente e questo per causa umana prevedibile ed evitabile, ma sembra che gli svizzeri avessero fretta di finire i lavori e poi abbiamo messo a tacere la questione. Per maggiori dettagli guardate questo link. https://it.wikipedia.org/wiki/Sciagura_di_Mattmark
Questi invece sono Marco e Antonio: gli zaini rispettivamente di Luisa e Roberto. Erano tra i più grandi e si sono meritati questo soprannome.
Gilberto e Giorgio che ci hanno accompagnato nella salita sono scesi per la stessa via rientrando a Macugnaga e poi a Lecco. Purtroppo Rosi si è dovuta unire a loro a causa di un problema con un dente che non le ha dato alternativa.
Noi 6 invece abbiamo continuato fino a raggiungere il lago e poi fino alla diga. Appena sotto c’era un pullman postale svizzero che ci ha condotti fino a Saas Almagell, Sass Fee e Stalden. Da qui abbiamo proseguito per Zermatt con il treno dove siamo arrivati alle 21,30. Mentre attraversavamo la nota località turistica in cerca dell’ostello siamo rimasti letteralmente folgorati dalla visione del Cervino che si è aperta improvvisamente davanti a noi.
Martedì abbiamo fatto riposo aggirandoci da turisti per Zermatt. Abbiamo visitato il museo e ci siamo arrangiati con il pranzo alla bell’e meglio visti i prezzi esorbitanti. Quest’anno ricorreva il 150° anniversario della prima salita al Cervino effettuata da un inglese insieme a delle guide locali e ci sono grandi celebrazioni, viene perfino illuminata la cresta alla sera. E’ anche il 50° anniversario della salita della parete nord in solitaria fatta da Bonatti, ma di questo gli svizzeri credo si siano dimenticati. Bisogna però ammettere che il Cervino dal versante Svizzero è superbo!
Ed eccoci a mercoledì, si riparte, gambe in spalla, 1800 metri di dislivello tutti a piedi dall’ostello fino al Teodulo a 3337 metri. Ancora una bellissima giornata con vista costante sul Matterhorn che catalizza costantemente l’attenzione; è praticamente impossibile staccare lo sguardo da questa meraviglia della natura. E poi ci sono queste simpaticissime pecore autoctone.
Qui ci sono Luisa e Giuliana e il ghiacciaio che scende dal Braithorn
Luisa, Giuliana e Laura sono pronte per attraversare il ghiacciaio.
Giovedì ripartiamo seguendo i segnali che ci hanno accompagnato per tutta la settimana e scendiamo sopra Cervinia dove in inverno si scia, per poi passare nella splendida valle dell’ Aventine e alla Comba di Rollin.
E cammina cammina arriviamo fino in Val D’Ayas al rifugio Ferraro. Ci fermeremo due notti in questo rifugio per aver modo di salire al Mezzalama. Si tratta di un posto molto molto carino, accogliente, si mangia bene, la gestrice Fausta è proprio brava. Ve lo consiglio vivamente. Noi ci siamo arrivati dopo una lunga giornata di cammino ma è raggiungibile dal fondovalle in una mezz’ora.
Venerdì, sempre fortunatissimi con il meteo, siamo saliti al rifugio Mezzalama passando dal lago Blu e abbiamo raggiunto il rifugio sul sentiero che passa proprio sul filo della morena. Si arriva in mezzo ai ghiacciai sotto il Lyskam, spettacolo infinito!
Se si prosegue oltre il Mezzalama si può raggiungere il rifugio Guide D’Ayas.
Al ritorno abbiamo avuto un bell’incontro con la fauna locale, prima un camoscio, poi due e un paio d’ore dopo siamo arrivati a 6 bellissimi esemplari.
Sabato lasciamo a malincuore il rifugio Ferraro per dirigerci verso il Gabiet. Il sentiero è molto bello e la visione del Rosa ora è sul versante meridionale.
Nel pomeriggio ci raggiunge la perturbazione e ci rifugiamo in una stalla. Ad una tregua ci avviamo per scendere fino a Sfaffal ma un altro acquazzone ci prende in pieno, così prendiamo una bidonvia per salire al Gabiet. Quassù il rifugio era pieno così per fortuna siamo in un piccolo albergo dove riusciamo ad asciugare gli scarponi.
Domenica, ultimo giorno, alle 8,00 non piove anche se il cielo è plumbeo. Mentre facciamo colazione dal fondo della valle vediamo salire la pioggia. Ci dobbiamo rassegnare, rientreremo ad Alagna in funivia. Vestiti, o meglio, impacchettati di tutto punto scendiamo a prendere l’ovovia, tanto saranno 5 minuti, ma sono bastati per lavarci i piedi!! Intanto un fulmine ha bruciato non abbiamo bene capito cosa della funivia, dobbiamo aspettare che la riparino. Aspetta, aspetta, e quando ci hanno già caricato sui pick-up per raggiungere il Passo dei Salati la cabinovia improvvisamente riprende a girare. Tutti giù dal pick-up e su sulla funivia. Saliamo ai Salati e scendiamo dal versante opposto fino ad Alagna.
Questa cosa di saltare l’ultimo giorno di un così bell’anello proprio non la digeriamo. Potremmo tornare a ripercorrere questo tratto, ma come? Se ci vogliono 5 ore a piedi attraverso il Col d’Olen, con l’auto sono 180 km da Gressoney ad Alagna, non è fattibile, e allora? Allora ideona, l’anno prossimo gita SEL! Siete avvisati!!!
Chichi e compagnia.